FOCUS SU EFFETTO WERTHER

I MASS MEDIA POSSONO “CONTAGIARE” IL SUICIDIO?

L’effetto Werther è una manifestazione psicologica di massa secondo cui la divulgazione da parte dei mass media di una notizia di suicidio può provocare una sfortunata catena di gesti emulatori.
A dare il nome a questo inedito e chiacchierato meccanismo è il protagonista del celebre romanzo di Goethe I dolori del giovane Werther, il quale, giovanissimo, perde la testa per Charlotte, una donna che tuttavia non potrà avere perché promessa a un altro, e dunque decide di togliersi la vita incoraggiato dalla consapevolezza di essere destinato all’infelicità perpetua.
L’opera ottenne uno straordinario consenso di pubblico in tutta Europa e la sua popolarità sfociò presto nel Wertherismo, diffuso atteggiamento tormentato di chi si fa governare completamente e in modo esclusivo dalle emozioni. 

Dopo la sua pubblicazione numerosissime persone, che sembravano condividere le emozioni, il dolore e le aspettative di Werther, decisero di imitarne la morte. Ci fu un picco di suicidi. 
Molti studi in merito hanno riferito come la notizia di un suicidio (in particolare quello di celebrità note, è il caso di Marilyn Monroe) abbia un notevole impatto su taluni gruppi sociali. 

Negli anni ’80 del Novecento a Vienna fu riscontrata, per esempio, un’impennata di suicidi e in seguito a diverse ipotesi su come arrivare alla soluzione del caso, si decise, con il consenso della stampa, di non pubblicare le notizie dei decessi. I suicidi diminuirono drasticamente.
Secondo gli studiosi moderni spesso le persone utilizzano le azioni altrui per stabilire quale sia il modo giusto di comportarsi basandosi su presunte somiglianze tra il loro personale caso e la storia di coloro di cui sono venuti a conoscenza attraverso i media.
Da qui, il grande potere dei mezzi di comunicazione nel meccanismo di percezione della realtà e dunque l’esigenza di programmare un ambiente normativo e culturale che individui e accrediti in modo chiaro il ruolo e la responsabilità etica dei mass media.
E quindi l’imperativo alla prudenza nel far filtrare le notizie più delicate da esperti di prevenzione.