• Ca' Pasqualetto | 15 Maggio 2019 | Fuori la Voce

2° EDIZIONE FUORI LA VOCE

Ca’ Pasqualetto – Spinea, 15 Maggio 2019

Si amplifica in modo contagioso l’effetto “Fuori la Voce” grazie all’omonimo movimento che coinvolge già una moltitudine di persone e si occupa di fare informazione efficace su temi delicati quali la violenza contro le donne in ogni sua forma ed espressione e il bullismo giovanile.
Ieri secondo appuntamento nella suggestiva location di Ca’ Pasqualetto a Spinea, che ha contribuito a creare un’atmosfera calorosa e conviviale, con ospiti autorevoli che si sono esposti in modo energico e incisivo sui delicati argomenti in agenda, come lo psicologo e psicoterapeuta Tommaso Franzoso, l’Avv. Simona Lopez, il Dott. Paolo Scatamburlo, la signora Marcella Bancheri (protagonista e testimone suo malgrado di uno scabroso episodio di bullismo scolastico) e, naturalmente, con la presenza e il coordinamento dell’avv. Tania Busetto.
La serata è stata curata dallo staff di “Fuori la Voce” e da Daniele Lei e ha visto la partecipazione straordinaria di tutti e quattro i candidati sindaci alle prossime amministrative di Spinea dal momento che, ha esordito la giornalista Luisa Giantin introducendo la conferenza, “tra dieci giorni si andrà al voto e tutte le liste stanno prendendo in carico degli impegni che a breve diventeranno delle iniziative concrete”.
Perché sono così determinanti eventi di questo genere che spingono i rappresentanti cittadini a “metterci la faccia oltre a metterci la voce”, come ha dichiarato Martina Vesnaver (candidata del Centro Destra)?

“Perchè su questi argomenti c’è troppa disinformazione e disinteresse. – Ha detto Tania Busetto – Si pensi che ad oggi non esiste ancora una norma ad hoc che punisce questo illecito. Esiste lo stalking scolastico. Ma siamo indietro, e internet è troppo avanti. Il bullismo telematico ha un bacino di vittime indeterminato, quasi irreversibile. Aspettiamo infatti trepidanti che il cosiddetto “revenge porn” diventi operativo.

E li conosce molto bene gli effetti della violenza scolastica Marcella Bancheri, mamma di Pietro, ragazzo autistico vittima di indecenti episodi di bullismo.
“Il bullismo sembra una cosa che vediamo solo in televisione. Pensiamo che a noi non capiterà mai e invece a me è capitato. Ho ricevuto la diagnosi della malattia di mio figlio quando Pietro aveva due anni. È stato come precipitare in un buco nero. Tutti noi vorremmo figli perfetti, “disabilità” è una parola molesta. Così ho fatto l’errore di mettere mio figlio in una scuola statale. Ma le scuole statali non sono ancora pronte. I ragazzi autistici sono in tutto e apparentemente identici a noi, ma dentro di loro hanno un circuito che funziona in modo completamente diverso. Pietro ha cominciato a frequentare la scuola e dopo soli quattro giorni ho scoperto delle chat sul cellulare in cui alcuni dei suoi compagni lo sbeffeggiavano, lo insultavano. Ho visto Pietro diventare triste, rabbioso. Fino a che sono passati alle richieste sessuali a cui Pietro avrebbe dovuto soggiacere davanti ai professori. Credo che esistano tre tipi di droghe che frastornano le menti dei giovani. Una di queste è il sesso.

Ad ogni modo, a quel punto ho cominciato a interpellare la Dirigente che ha minimizzato in modo deprecabile. E poi un giorno ho trovato mio figlio in ginocchio, coi pantaloni abbassati, mentre leccava il pavimento. L’ho rimosso dalla scuola. Ma l’autismo non dimentica. Il giorno in cui l’ho beccato con un coltello puntato alla gola è stato il più brutto della mia vita. Ci sono voluti nove giorni di ricovero. Abbiamo ricominciato in un’altra scuola (dopo essere stati rifiutati da ben tre istituti) che per fortuna conosce il concetto di ‘inclusione’. Il bullismo non interessa a nessuno finché non ti capita. Ecco perché c’è questa indifferenza. Ecco perché l’operato di Tania è così importante.”

Ed ecco il perché c’è un perentorio bisogno di movimenti come “Fuori la Voce” che “possono diventare efficaci solo se stasera quando usciamo da qui ci vengono dei dubbi, ci mettiamo in discussione. Solo così possiamo fare prevenzione concreta piuttosto che limitarci a punire il bullo”. È intervenuto Franzoso.

Ma che emozione prova un bullo quando soverchia la sua vittima?

“In realtà il bullo e la vittima si assomigliano più di quanto crediamo. Partono da uno stesso deficit. Un disavanzo di autostima”.

Da un punto di vista prettamente regolamentare, molto stimolante l’intervento dell’Avv. Simona Lopez che ha invitato la platea a riflettere sulla “ricaduta endofamiliare” di questi episodi il più delle volte fatali e che mettono in crisi molte famiglie. 

“C’è una legge che tutela gli orfani da crimini domestici, secondo la quale le vittime di situazioni scabrose possono cambiare cognome e accedere ad altri tipi di privilegi. È bene informarsi e sensibilizzare le persone”.

D’altronde, benché il bullismo sia un tema emerso nell’ultimo ventennio, soprattutto con l’avanzata dei social network, in verità esiste da sempre questo meccanismo di dominanza e sottomissione sfociato nel corso degli anni nel nonnismo o nel mobbing.

“Sapete che cosa sono i B.A.C.A.? – ha infine chiosato la prima parte della serata l’irriverente Dott. Paolo Scatamburlo – Significa “Bikers Against Child Abuse” (motociclisti contro l’abuso sui bambini). Il loro intento è creare un ambiente sicuro per i bambini vittime di abuso. Vi invito a prendere informazioni su di loro e a parlarne agli altri”.

Qual è la risposta fattiva della politica difronte a questi fenomeni incresciosi?

È stata questa la domanda posta a tutti e quattro i candidati sindaci di Spinea, invitati a esporre le le loro intenzioni e proposte per contrastare la violenza e la prevaricazione sociali.

“Questi non sono argomenti meramente politici. – Ha dichiarato Giulio Filippi, capogruppo del Movimento Cinque Stelle spinetense, che ha fatto le veci del candidato Lorenzo Agim Danaj purtroppo assente. – Una società civile ha l’obbligo di essere tutelata. Quindi dobbiamo essere posti in grado di fare le leggi, riuscire ad applicarle, e avere finalmente la certezza della pena”.

Ha parlato invece come candidato sindaco ma soprattutto come genitore, Massimo De Pieri, che ha puntato il dito contro le potenzialità nocive degli smartphone e ha evidenziato come sia determinante iniziare a fare informazione e prevenzione già nelle scuole primarie, contando sulla sinergia tra l’amministrazione e l’impegno dei genitori.
“Il nostro intento – ha spiegato – è istituire una consulta per le pari opportunità e in aggiunta una consulta per la disabilità che vada ad eliminare i disagi delle barriere architettoniche.”
Emanuele Ditadi del Centro Sinistra tiene a precisare che la loro rotta in merito a bullismo e violenza sulle donne è sempre stata chiara, dal momento che hanno instituito da subito l’assessorato alle pari opportunità.
“Nel nostro programma – spiega – abbiamo inserito progetti di sensibilizzazione su questi temi, percorsi formativi anche in ambito sportivo, abbiamo creato la ‘carta etica dello sport’, per promuovere l’aggregazione tra i più giovani”.

“In politica è più facile parlare di buche piuttosto che di bullismo. – Ha concluso la candidata Vesnaver – E invece noi abbiamo il dovere di metterci la faccia, anziché demandare questo compito gravoso alle associazioni. Dobbiamo essere noi a educare i nostri ragazzi. Noi dobbiamo riempire le lacune che altrimenti è internet a saturare, dobbiamo creare degli spazi efficienti di confronto per crescere degli adulti responsabili. Noi siamo agenzie educative.”

Si è dichiarata soddisfatta Tania Busetto, al termine della serata.

“Posso dire di aver raggiunto il mio obiettivo: stemperare i toni e fare una campagna di qualità.”

E a chi le ha chiesto il perché abbia deciso di candidarsi, ha risposto (senza riuscire a mascherare la commozione) che è ormai molto tempo che si espone per queste tematiche, sia a livello pubblico che a livello legale. E solo alla fine ha svelato il perchè.

“Ho tre figli. Uno di questi è disabile. Ha dovuto subire tantissime ingiustizie. Noi crediamo che i diritti dei minori siano sacrosanti, a maggior ragione quelli dei disabili. Purtroppo non è così. Quindi ho dovuto essere io a informare, sensibilizzare le persone affinché le angherie e i soprusi non si ripetessero. Eppure, fino a questo momento l’ho fatto in maniera comoda. Scendere in politica significa continuare a combattere da un altro punto di vista, con diverse modalità e con risorse più vigorose”.

Ufficio Stampa “Fuori la Voce” ©

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