17 MAGGIO: GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO L’OMOFOBIA

SUGGERIMENTI PRATICI NEL PARLARE COMUNE

Venerdì 17 Maggio ricorrerà la Giornata Internazionale contro l’omofobia. Questa data coincide con l’anniversario del giorno in cui l’omosessualità fu eliminata (finalmente) dalla lista delle malattie mentali.
Com’è noto, l’omofobia, o meglio l’omo-bi-transfobia, è l’avversione nei confronti degli omosessuali, una condotta del tutto immotivata e basata su pregiudizi più o meno interiorizzati che converge in atteggiamenti di condanna sociale. 

L’omofobia si manifesta attraverso comportamenti discriminatori sul luogo di lavoro, in ambienti scolastici, per strada, con atti di violenza fisica e psicologica. Tuttavia è bene rammentare che non sempre è necessario arrivare agli insulti e alle percosse per “comportarsi da omofobo” e ferire le persone.
Secondo la “Guida informativa per adulti su omosessualità e varianza di genere” a cura di Elena Broggi e Enrico Maria Ragaglia, “a volte anche nel parlare comune si può esprimere omonegatività o omofobia, ed essere offensivi” rivelando una malafede latente. 
Ecco qualche esempio:
1) “Sei gay? Non si vede affatto!”
2) “Sei lesbica? È solo una fase. Vedrai che quando incontrerai l’uomo giusto ti piacerà”.
3) “Io ho amici gay e non ho nessun problema! Ma guai se mi toccano!”
4) “Che i gay si fidanzino mi sta bene, ma che vogliano diventare una famiglia come noi normali mi sembra esagerato”.
5) “Quella è un’ottima insegnante, anche se lesbica”.
6) ”Sei mio figlio, ti voglio comunque bene”.

Se al coming out di un tuo conoscente, amico, compagno, familiare, hai risposto in questo modo, pur non essendo apertamente un omofobo, né tantomeno un violento o un prevaricatore, in realtà hai ferito in modo profondo la persona che ti sta difronte, moltiplicando le sue paure su una presunto orientamento indesiderabile, o su una scelta sbagliata (l’omosessualità non è una scelta) e rafforzando gli stereotipi su come debbano essere gli omosessuali.