La storia di Pietro e il coraggio di una mamma:
Il bullismo non interessa a nessuno finché non ti capita.

Pietro è nato nel 2003. Oggi ha sedici anni. Ha i capelli castani, arruffati, e gli occhi color cioccolato. All’apparenza è come tutti gli altri ragazzi della sua età. Ma quando sua madre lo porta al bar va in crisi. Dietro al bancone, pare, ci sono delle persone senza gambe.
Perché lui le gambe non le vede.
Quando aveva due anni gli è stata diagnosticata una forma di autismo verbale, a medio funzionamento.
Sua madre, Marcella, racconta che è stato come precipitare in un buco nero con le pareti scivolose. 
Ha imparato presto che la parola “disabilità” ha un sacco di spine e si porta dietro un bel pò di inciampi. 
Lei, purtroppo, è inciampata in una scuola statale totalmente impreparata alla singolarità di suo figlio. Ammette di aver fatto un errore. I ragazzi autistici sono in tutto e apparentemente identici a noi (ecco perché la sua associazione si chiama “Oltre le apparenze”), ma dentro di loro hanno un circuito agitato di energia che funziona in modo completamente diverso dal nostro. Per questo sono fuori dal comune. E speciali, piuttosto che diversi. 
Pietro ha cominciato a frequentare la scuola.

Dopo soli quattro giorni Marcella ha dato un’occhiata al suo cellulare. C’era un messaggio di una sua compagna che lo invitava a fumarsi una canna. Poi sono arrivati gli sfottò, gli insulti, sfide ridicole per attestarne il coraggio, richieste di atti osceni. 
Marcella si rivolge immediatamente alla Dirigente Scolastica, che minimizza, parla di “ragazzate”. 
Ma Pietro, nel frattempo, è diventato ostile, triste. 
Poi arriva la disgustosa sollecitazione da parte dei suoi compagni a masturbarsi davanti ai professori.
Marcella torna dalla Preside, le mette davanti i messaggi. La donna ripete che la scuola è appena cominciata e che i ragazzi devono imparare a conoscersi, che non bisogna allarmarsi.
Ma un giorno Marcella trova Pietro in ginocchio, coi pantaloni abbassati, mentre lecca il pavimento.
È troppo.
Questa mamma non ce la fa a sopportare. Rimuove Pietro dall’istituto.
Lo coccola.
Pensa che sia tutto finito ma l’autismo non dimentica. 
Marcella racconta che il giorno in cui lo ha beccato con un coltello puntato alla gola è stato il più brutto della sua vita. Ci sono voluti nove giorni di ricovero. Ha visto suo figlio reagire in modo spaventoso alle cure.
Il cuore di una mamma riesce a tollerare pesi irraccontabili.
Insieme, piano, ricominciano. Pietro viene accolto in un’altra scuola (dopo essere stato rifiutato da ben tre istituti), che per fortuna conosce il concetto di ‘inclusione’.
Si è ripreso. Oggi ha delle ricadute sporadiche di solitudine ma lei è fiduciosa.
Per questo ci racconta la sua storia. 
Perché il bullismo non interessa a nessuno finché non ti capita. Men che meno l’autismo.
Ci sentiamo sempre inspiegabilmente al riparo dalle tempeste e poi quando arrivano non siamo preparati e ci allaghiamo come pozzi.
Per questo con “Fuori la Voce” intendiamo concedere il megafono a persone come Marcella, che raccontano storie di pioggia e di abusi e ci insegnano che il temporale può cadere in testa un pò a tutti ma che se ci guardiamo intorno c’è sempre qualcuno pronto a prestarci il suo ombrello per ripararci. 


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