Le esperienze ossessive sono esperienze psicopatologiche che rientrano nel contesto delle esperienze neurotiche.
Ogni esperienza ossessiva è contrassegnata dal fatto che un contenuto di coscienza ( una parola, un gesto, una melodia, una frase, un’azione) è radicato nella vita psichica e non è possibile liberarsene nonostante che lo si voglia fare e nonostante che sia vissuto come assurdo.
Le esperienze ossessive sono distinte in idee ossessive e in impulsi ossessivi che si manifestano in tendenze a realizzare comportamenti in ogni caso virtuali e in azioni ossessive dove le idee e gli impulsi si concretizzano secondo modalità e intensità diverse.
Il conflitto tra le esperienze ossessive e il tentativo di liberarsene porta con sé un’angoscia lacerante.
Dal punto di vista clinico le ossessioni si possono costituire in esperienze neurotiche ( nevrosi ossessive) e nel contesto dei disturbi di personalità (personalità ossessive). La differenza tra le ossessioni neurotiche e quelle costituite nei disturbi di personalità sta nel fatto che le prime presentano sintomi omogenei e strutturati in ordine della loro evoluzione, mentre le seconde sono contraddistinte da una sintomatologia ossessiva stabilizzata nella sua evoluzione, meno modificabile e piuttosto pietrificata.
Caratteristiche delle esperienze ossessive
Dal punto di vista fenomenologico e antropologico l’esperienza ossessiva si configura come un’esistenza enigmatica e inquietante, ma decifrabile nelle sue linee strutturali.
Nel mondo della vita ossessivo cambiano le modalità di incontro con gli altri.
Nell’esistenza sommersa dalle tematiche ossessive non si può vivere nella dimensione precaria e provvisoria della realtà e non si può vivere in una comunicazione abituale e tranquilla con il mondo, perché il mondo è vissuto nei suoi aspetti inquietanti e ambivalenti.
Nel mondo della vita ossessivo non si ha più fiducia in sé stessi e negli altri e si diventa prigionieri di una condizione di inerzia e di angoscia. Le persone e l’ambiente diventano ostili e ignoti, ambigui e inafferrabili e l’esistenza ossessiva è divorata da dolorose e laceranti interrogazioni sul senso ultimo delle cose e da ricerche disperate sulle strutture costitutive della quotidianità che si vorrebbero sicure e univoche, limpide e uniformi e non come sono, ossia incerte e mutevoli.
La condizione ossessiva è contrassegnata da un’implacabile tendenza a realizzare solo cose rigidamente programmate e calcolate. Ogni evento inatteso provoca angoscia che induce l’ossessivo ad allontanarsi ancora di più dal mondo delle persone e delle cose fuggendo in una solitudine profonda e dolorosa.
Vivere nell’ossessione significa, pertanto, essere costretti a ripetere continuamente operazioni aritmetiche in sequenze infinite e irraggiungibili: il lavarsi le mani fino a farle sanguinare per sfuggire ad ogni possibile contaminazione, il leggere le pagine di un libro senza essere mai sicuri di averle capite bene e allora si rileggono senza fine.
Nell’esperienza ossessiva si coglie anche la tendenza fatale alla perfezione e alla precisione e non c’è più la possibilità di distinguere fra le cose importanti e quelle che non lo sono. Inoltre, in essa si nasconde un’inarrestabile tendenza a controllare e programmare le cose ( i pensieri, gli impulsi, le azioni, le immagini, le fantasie) per sottrarle ad ogni possibile distrazione. Le esigenze di precisione e di perfezione di ogni azione sono molte alte in un contesto di una vita piena di incoerenze, di insicurezze e di tensioni emozionali e di angoscia quando ci si trova di fronte all’ irragiungibilità di mete impossibili.
Alla percezione di non riuscire a raggiungere l’ideale di perfezione e precisione si accompagna il senso di colpa che provoca un’ulteriore angoscia, in una circolarità si sofferenze senza fine che si rincorrono e si potenziano reciprocamente.
Il tempo e lo spazio nell’esperienza ossessiva
Nel modo di vivere ossessivo la persona non ha più davanti a sé la dimensione del futuro. Il presente rifluisce continuamente nel passato ed è il passato a costituire la dimensione dominante di ogni esistenza ossessiva. Dal passato nascono sensi di colpa sulle cose che si sono realizzate e che avrebbero potuto essere realizzate in modo diverso, oppure sulle cose che non sono state fatte, degli errori che sono stati commessi e che si sarebbero potuti evitare, trascinando ogni coscienza ossessiva in una condizione di angoscia lacerante e nostalgia che si muovono appunto nel passato senza scampo e senza la speranza di un possibile cambiamento.
Come esiste un tempo vissuto, così nell’esperienza ossessiva esiste uno spazio vissuto che è profondamente modificato e pietrificato. L’esistenza ossessiva, infatti, non conosce più cosa significhi il fatto di incominciare e poi concludere un’azione, un’iniziativa, una sequenza di pensieri e di immagini.
La storia che è divenire nello spazio e nel tempo non è più possibile e diventa esperienza pietrificata.
Conclusioni
Le esperienze ossessive fanno parte della condizione umana come l’insicurezza, l’inquietudine, la tristezza, la nostalgia, l’ansia, la paura, la sofferenza e la colpa.
Quando le esperienze ossessive non sono legate ad una modificazione strutturale della personalità e si manifestano in una correlazione tematica con eventi della vita che possono essere evitati, decifrati e chiariti nella loro genesi e nei loro significati, si allenta la tensione emozionale di fronte a queste realtà dolorose, quali sono le ossessioni.
Dunque, riconoscere le sequenze storiche e motivazionali che hanno condotto all’insorgenza di una sintomatologia ossessiva, ne riduce l’area di non conoscenza e di non consapevolezza delle cose, aiutando ad accettarle meglio e a meglio comprenderle come premessa ad ogni ulteriore strategia terapeutica.