Padova, uomo condannato per maltrattamenti: un anno dopo gli viene affidato il figlio

Una donna, a Padova, ha denunciato con forza il marito dopo 17 anni di maltrattamenti. L’ha fatto per salvare il suo bambino.
Il marito l’ha picchiata tanto da lasciarle “cicatrici” permanenti. L’ha umiliata, massacrata, abbandonata a se stessa, senza un soldo, senza cibo. 

L’uomo è stato condannato in sede penale in 1° e 2° grado per maltrattamenti con l’aggravante della violenza assistita. Cioè ha fatto tutto in presenza del figlio. Senza badarvi.

Eppure, un anno dopo, il Tribunale Civile di Padova nel merito della decisione relativa all’affidamento del figlio minore, ha considerato il soggetto come “la figura più idonea a garantire stabilità emotiva al minore” stabilendo così che il bambino vada a vivere con il papà.

La donna, al contrario, è stata definita una “personalità borderline” per via dell’uso blando, a suo tempo, di antidepressivi per controllare l’ansia. 

Com’è possibile che il Giudice abbia preso questa decisione? 

La condanna del padre per maltrattamenti non è stata tenuta in conto dal Giudice dal momento che l’uomo non è stato ritenuto “maltrattante” nei confronti dei figli.
Ma non si parlava di violenza assistita? 

E come diventerà da adulto un bambino che ha “respirato” e “imparato” la violenza fin da piccolo? 

La sentenza è stata considerata “senza precedenti in Italia” e ha provocato l’insurrezione di donne, centri antiviolenza, associazioni, opinione pubblica. 

A denunciare il caso è stato il Centro Veneto Progetti Donna Onlus che ha contestato un mancato approfondimento clinico psichiatrico sulla madre. 

“Irrilevante” è stata considerata dal giudice la condanna dell’uomo per lesioni e maltrattamenti sulla moglie.
irrilevante. Come potrebbe pericolosamente diventare, dopo questo caso, lo sforzo di una donna maltrattata per salvarsi. 

Ufficio Stampa “Fuori la Voce”©