Bullismo Lipofobico

La “grassofobia”: la paura degli obesi

Se vi è capitato di essere seduti in treno, avere al vostro fianco un obeso e aver pensato nitidamente “come ha fatto a ridursi così? Perché non dimagrisce?”, non siete delle persone esattamente sensibili ai problemi alimentari e alla salute altrui, siete piuttosto e probabilmente dei grassofobici.
La grassofobia è, infatti, la stigmatizzazione delle persone obese. O, per dirla più chiaramente, la paura e il ribrezzo verso i grassi. 
Il termine è stato coniato dal libro-inchiesta della francese Gabrielle Devdier On ne nait paso grosse (“Non si nasce grassa”), che puntualizza “è giusto lottare contro l’obesità, ma non bisogna confondere la lotta all’obesità con la lotta agli obesi”.
Il termine più specifico di questo nuovo seppure antico fenomeno è “bullismo lipofobico”. 
Fino a qualche anno fa i dati stimavano che la causa di più del 90 % dei casi di vittimizzazione a scuola è proprio la lipofobia. I bulli scelgono le proprie vittime anche e soprattutto in base al loro indice di massa corporea.
Le notizie che ci giungono da più parti ci mostrano che esistono molti tipi di grassofobia.
La più comune è certamente quella che sfocia nel “body shaming”: deridere, insultare, condannare le persone grasse per il solo fatto di non rientrare in misure predisposte ed “esposte” dai media.
Gli obesi vengono accusati di essere pigri e di non far nulla per dimagrire e uscire da una condizione discriminante, ignorando spesso il fatto che non sempre la “guarigione” dipende dalle persone coinvolte perché sovente l’obesità non dipende da una mera ingordigia, bensì da vari disturbi o patologie.
Spesso i grassi vengono stigmatizzati non tanto perché siamo preoccupati per la loro salute, quanto perché potrebbero diventare una zavorra economica del Sistema sanitario nazionale. Chi è obeso rischia di pesare, in futuro, sulle finanze pubbliche perché avrà bisogno di assistenza.
Secondo gli studiosi non bisogna assolutamente promuovere l’idea che le persone siano la causa della propria obesità e che essa sia facilmente controllabile.
C’è poi la grassofobia imperante nei luoghi di lavoro, come denuncia ancora Gabrielle raccontando come tutti e dicessero di andare da Mc Donald’s, “tanto lì prendono tutti” venendo rifiutata perché l’azienda non vuole che la gente pensi che mangiando hamburger si diventi così.
Secondo i dati, le donne sono otto volte più discriminate rispetto alle colleghe con un indice di massa corporea in normopeso, questo sfocia in mansioni umilianti, esigue possibilità di carriera e bassa remunerazione.
Uno scenario desolante, per cui bisognerà correre ai ripari.